Molto spesso passati gli “anta” (ma anche prima, in parecchi casi) si sente il bisogno di ringiovanire il proprio viso, di “rinfrescarlo” facendolo apparire più tonico e luminoso. Diversi sono gli accorgimenti in tal senso e si può ricorrere alla chirurgia viso a Milano o nelle altre città italiane che dispongono di questi servizi ed interventi, da affidare, lo ricordiamo, sempre a medici chirurghi specializzati nel settore ed estremamente esperti. Ma quali sono gli interventi più comuni nella chirurgia estetica? E, soprattutto, riguardano solo il ringiovanimento? Scopriamolo insieme.
Cominciamo col dire che gli interventi della chirurgia estetica che non riguardano il ringiovanimento sono la rinoplastica e l’otoplastica. Il primo si occupa di condurre il naso ad una giusta proporzione con il viso, raddrizzando un setto non proprio dritto, accorciando una punta troppo lunga, o rimpicciolendone una troppo larga. Si effettua molto spesso in anestesia locale (a meno che non si debba intervenire su una deviazione del setto nasale) ed in poco tempo permette un recupero perfetto. L’otoplastica invece ha a che fare con la correzione delle cosiddette “orecchie a sventola”: in questo caso l’intervento può essere effettuato anche su bambini piccoli e non comporta cicatrici visibili.
Per quanto riguarda gli interventi di ringiovanimento c’è solo l’imbarazzo della scelta: la medicina estetica mette in questo caso a disposizione, oltre al classico lifting del viso, anche il softlfting, il lipofilling e la blefaroplastica. Il lifting del viso è un intervento piuttosto complesso e viene consigliato oltre i 50 anni, mentre se si vuole ricorrere a qualche “ritocchino” prima, il softlifting ed il lipolifting garantiscono ottimi risultati. Si tratta, rispettivamente, di un lifting leggero effettuato con fili inseriti sotto i muscoli attraverso cannule e di iniezioni del grasso corporeo (prelevato dall’addome o dai glutei) in zone del viso da rimpolpare. La blefaroplastica, infine, va ad agire sulle palpebre, eliminando le borse ed il conseguente effetto “occhio cadente”.